chef & maître brand esclusivo di Stazione90 quest’anno ha scelto lo chef Giramondo per il Taste of Roma 2022
Chef Ivan Tronci , Ambassador di Chef&Maitre, Sabato 9 Luglio si esibirà con 2 showcooking al “Taste of Roma”: ci saranno curiosissime lezioni di cucina che coinvolgeranno pubblico e coloro che vorranno vivere una esperienza con gli chef protagonisti.
Ivan Tronci, ha già partecipato al Taste sia nel 2016 presentando un menù degustazione firmato Heinz Beck all’interno di un Bus restaurant e nel 2019 insieme al maestro e il suo team, cucinando all’interno dello stand del Roma Cavalier
Sarà pronto a stupirvi con le sue lezioni di cucina & show! Vi aspettiamo al Taste!! 💪
Al Taste of Roma, gli chef resident vi faranno degustare i migliori piatti gourmet del territorio romano elegantissimi con le nostre divise chef & maitre
RIVAROLO CANAVESE – Sono sei i professionisti, anzi i super professionisti, uno chef e cinque pizzaioli, insieme per sfidare il Guinness dei Primati e creare un record che ancora non esiste, la pizza in pala più lunga del mondo.
L’associazione Asso Pala Pizza sarà protagonista e cercherà di raggiungere l’ambito obiettivo cuocendo una pizza di lunghezza superiore a 30 metri, indiscrezioni dicono che vogliono raggiungere i 40 metri.
Dove si terrà l’evento? Ma soprattutto quando?
Il 5 settembre 2021 i sei protagonisti insieme al loro magnifico staff saranno presenti a Rivarolo Canavese, una piccola cittadina immersa nello splendido paesaggio del Canavese, a due passi da Ivrea, città turistica e patrimonio Unesco.
Ma come fanno a cuocere una pizza lunga più di 30 metri??
Verrà montato un forno sviluppato a tunnel, attrezzato con un nastro a scorrimento che permetterà alla pizza da record di scorrere attraverso il forno permettendo così una prima cottura. Successivamente avverrà il condimento e la seconda cottura.
Grandi pale, lunghe 40 metri aiuteranno l’obiettivo e saranno utilizzate per la sua preparazione.
Ovviamente tutto questo sarà giudicato dai giudici ufficiali del Guinnes Word Records che procederanno con la misurazione della pizza che dovrà superare 30 metri di lunghezza per ottenere il Guinness aggiudicandole il titolo di Pizza in pala più lunga del mondo.
Ce la faranno i nostri eroi?
Ci tocca aspettare e fare un grande tifo partecipando attivamente all’evento..e perchè no, assaggiare la pizza da record e poter dire agli amici ” ho mangiato la pizza in pala più lunga al mondo!” Altro che pizza al metro!
Speriamo di poterlo dire a gran voce, noi di STAZIONE90 e chef&maitre ci crediamo e proprio per questo vestiremo i magnifici 6 e il loro staff!
Gli sponsor ufficiali dell’evento?
Saranno diversi, fra i quali appunto anche noi di STAZIONE90 e chef&maître che curiamo con i nostri abiti il settore della ristorazione e altri settori di lavoro. In passato siamo stati protagonisti di appuntamenti televisivi da Alice TV e altri eventi in diverse zone d’Italia, inoltre siamo fornitori ufficiali delle ultime edizioni del Taste Off Milano e Roma vestendo i migliori professionisti del nostro panorama gastronomico italiano.
Ma torniamo a loro! Chi sono questi gran super stratosferici professionisti che hanno l’arduo compito di raggiungere il Guinness Word?
Via libera ai ristoranti anche al chiuso..ma come? Soprattutto a quali condizioni? Qui di seguito e molto in breve la sintesi.
Questo pomeriggio riunione alle ore 16 a Palazzo Chigi, in discussione un punto molto importante che riguarda i ristoratori e i centri commerciali. La riunione è presieduta dal presidente del Consiglio Draghi.
Partecipazione in presenza i ministri, Roberto Speranza, Daniele Franco, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti, Maria Stella Gelmini, Dario Franceschini,Elena Bonetti , il sottosegretario Roberto Garofoli, il coordinatore e il portavoce del Cts Franco Locatelli e Silvio Brusaferro.
by Rachel Claire on
Secondo alcune testate l’esecutivo ha deciso di far slittare di due ore il coprifuoco. Nelle zone gialle via libera alla riapertura dei ristoranti al chiuso, ma solo fino alle 18.
Anche per i centri commerciali nei fine settimana sono previste le aperture.
Quante volte abbiamo detto ” vedo tutto nero”? I colori influiscono sulla nostra quotidianità più di quanto immaginiamo e inconsapevolmente condizionano molte nostre scelte, pensiamo a quando dipingiamo le pareti della nostra casa. La purezza del bianco, la sicurezza che ci infonde il blu, la vivacità del giallo e dell’arancio.
Pensiamo tutti che sia arrivata l’ora di aprire le porte alla positività e di fare entrare i colori più frizzanti anche per svolgere il nostro lavoro.
Dilemma! Abbiamo un colloquio di lavoro o un primo appuntamento e…..l’armadio sembra non venirci incontro, invece…eccole là, una in fila all’altra ordinate per colore oppure appese a caso, ma sempre loro… le nostre camice che ci danno sicurezza. La camicia ha il pregio di salvare sempre la situazione.
Un classico pantalone oppure un jeans anche già sfruttato abbinato ad una camicia ci fa subito sentire eleganti e ci dà un tono.
Dalla candida camicia bianca passando per l’azzurro oxford o i quadretti più disparati ci fa sentire a posto e mai fuori luogo.
Sistemata all’interno dei pantaloni, accompagnata da un gilet, un papillon e siamo i camerieri più ordinati ed eleganti ammirati del ristorante.
Ma non trascuriamo i dettagli, il tessuto dovrà essere leggere e traspirante, trattiamole bene, senza candeggiarle dureranno di più e poi con i nuovi tessuti di facile stiro sarà un piacere indossarle.
E se non tutti siamo nati per la camicia, beh..non ci resta che indossarla tutti i giorni guardandoci soddisfatti allo specchio.
Un tempo il cuoco era rilegato tra i lavori delle cucine, personaggio quasi sempre sconosciuto ai commensali. Non era certo edificante vedere quei grembiuli macchiati, testimoni più di una battaglia che di un menù.
Photo by Rene Asmussen
Oggi ci capita sempre più spesso invece di volerci complimentare di persona con lo chef e quando questo artista lascia la sua cucina, perfetto nella sua giacca, cucita addosso come un abito sartoriale, non possiamo fare altro che ammirarne lo stile.
Ebbene si! L’abito fa il monaco, ma la giacca fa lo chef: un mix di estro professionalità, ego e come in ogni migliore brigata, anche di gerarchia.
Dal bianco rigoroso, allo stile del nero o alle più disparate fantasie, ” SI CHEF!” Lei rimane sempre il più elegante..
Si dice che per capire una persona bisogna osservare le sue scarpe…
Photo by Payam Rafiee
Certo è che i piedi hanno una grossa responsabilità. Sono stata tutto il giorno in piedi, resta con i piedi per terra, tenere i piedi in una sola scarpa.
Ma cosa desiderano esattamente i nostri piedi? Dove ci porta il nostro lavoro loro ci seguono, in eleganti dècolletè abbinate al nostro tailleur in reception, oppure nelle sale di un ristorante, dove il cameriere più affannato lo riconosci proprio dai famosi “piedi piatti”.
E che dire in cucina dove il pavimento è scivoloso e corriamo il rischio che ci cada un tagliere sul pollicione?
Le nostre scarpe saranno all’altezza di darci sicurezza e comfort allo stesso tempo?
Oggi anche le scarpe da cantiere hanno una foggia modaiola, proprio per non mortificare i nostri piedini in armature ingombranti e, diciamocelo anche un po’ bruttine.
C’è solo l’imbarazzo della scelta, ma fatevi sempre consigliare da personale qualificato.
Gli ingredienti delle serie americane hanno un comune denominatore, amici che si ritrovano in una caffetteria a raccontarsi la loro vita.
A cominciare da Happy Days, passando da Friends e Beverly Hills 90210, non possiamo dimenticare le insegne al neon dei locali e gli abiti colorati tinta frappè delle cameriere con tanto di nome sulla targhetta.
Photo by Henry & Co.
Oggi si dice “brandizzare”, rafforzando il messaggio che vogliamo trasmettere ad esempio con il nome del nostro locale , nella scelta dei materiali e degli arredi, senza tralasciare le divise! Non occorre investire una fortuna, basta una semplice camicia ed un grembiule magari con il logo ricamato o stampato per farci chiedere alla persona giusta: << posso avere un caffè? >>
“Ah, fantastico, vorrei tornarci al più presto. Però se posso darti un suggerimento, ultimamente stai scrivendo un po’ troppo di lei, forse qualche lettore lo noterà”.
Dall’altra parte del telefono c’è la donna dei miei sogni: su Giulia ha ragione. Ne scrivo spesso. Ma non potrei fare diversamente e non vedo nemmeno il motivo di smettere di farlo. E’ anche vero che in molti mi fanno capire, come se fosse un torto, che ceno sempre dagli stessi: ci mancherebbe altro, se un posto mi piace e mi rappresenta, perché dovrei cambiarlo? Avete mai visto uno che guida una Ferrari dicendo “Si, è formidabile, però da domani basta, la cambio”? No. Vale anche per Gong, come per quegli altri cinque, sei ristoranti dove adoro e preferisco passare il mio tempo libero, le serate che contano con le persone che contano di più.
Da Giulia vado spesso, lo ammetto senza problemi, anche se il più delle volte arrivo da lei verso mezzanotte o poco prima, solo per salutarla. Mi piace molto l’atmosfera che trovo tutte le sere, mi siedo spesso per un caffè e nulla più. Parliamo sempre, ma non come stavolta, quando ci siamo seduti uno davanti all’altro e abbiamo fatto sul serio. Domande, risposte, una vera e propria intervista.
Lo ripeto da molto, ormai: Gong è il ristorante perfetto, oltre ad essere il migliore della città, assieme al Mudec. Però è una mia opinione, o forse non solo mia: per te invece cosa significa la perfezione?
Saper gestire ogni momento, in ogni situazione.
C’è un angolo, un tavolo, un dettaglio di Gong che ti rappresenta e ti piace in maniera particolare?
Verso la zona finale del ristorante, sulla parte sinistra, c’è un tavolo proprio accanto al gong. Ho la sensazione che stare seduti lì faccia capire e percepire intensamente l’atmosfera quasi mistica che ho voluto creare qui. Anche perché il gong lo si trova nei posti di meditazione, dove si va per trovare la tranquillità.
Cosa significa secondo te il fine dining?
Dal punto di vista del cliente significa entrare qui e non doversi preoccupare di nulla, perché ci pensiamo noi. Per quello che mi riguarda vuol dire far vivere agli ospiti una serata elegante. Il fine dining richiede qualche sacrificio economico dalla parte del ristoratore, nel senso che si deve investire molto, personale compreso, però alla lunga è una strategia ed un progetto vincente.
A proposito del personale, è uno dei punti fortissimi di Gong.
E’ più che altro una caratteristica asiatica, di conseguenza anche di Gong. Siamo più disponibili, più concentrati e più calmi. Aggiungo che da noi in Oriente l’ospite è sacro. Però l’aspetto più fondamentale nel nostro ristorante, vale anche per quelli dei miei fratelli, è che abbiamo tanto personale di origini asiatiche nato in Italia, il che fa tutta la differenza del mondo, perché sono cresciuti con la modernità e, per chi abita a Milano, con la classe e la raffinatezza meneghina.
C’è una caratteristica particolare che imponi ai tuoi ragazzi in sala?
La postura, ci tengo tanto. E poi mi piace vedere il personale ben distribuito, per me l’eleganza vuol dire ordine. Dobbiamo essere quasi dei soldati.
Come si crea il menù di un ristorante come il vostro?
Ci vuole la parte rassicurante e poi quella leggermente più spiazzante, ci vogliono il salmone e l’anguilla. La clientela fidelizzata si lascia nelle nostre mani, per cui possiamo proporre e osare di più, mentre i coloro che vengono da noi per la prima volta hanno bisogno di conoscerci bene prima di darci tutta la loro fiducia. Per fare un esempio, noi conosciamo bene i nostri prodotti e le tradizioni, mentre alcuni ospiti no: non è molto furbo iniziare dalla maionese di sriracha e dallo yuzu kosho, c’è tempo.
A proposito di nuovi clienti: a chi volesse venire da voi per la prima volta, cosa possiamo consigliare?
Il menù degustazione classico, sei portate per 65 euro. Fra poco lo porteremo a otto portare per 80 euro. E’ il menù base, diciamo così.
Ci sono dei piatti che ti rappresentano in maniera particolare? Un anno addietro mi avevi detto il raviolo oro, quello al wagyu e il Maci. Possiamo aggiungerne degli altri?
A me piacciono i sapori forti, il gusto intenso, per cui dico la ceviche orientale di spigola, piccantina e fresca. Il raviolo al wagyu rimane, perché molto intenso e goloso. Ora sono molto innamorata dei piatti di carne, abbiamo il Vacum, un manzo iberico “rifinito” al barbecue che serviamo con un mizo di orzo.
I piatti vengono ideati assieme allo chef Guglielmo Paolucci: chi consiglia chi e a chi spetta l’ultima parola?
Io andavo a mangiare da lui al Mirò, dieci metri distante da Gong. Mi piaceva molto la sua cucina, è così che ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti. La vediamo allo stesso modo, c’è empatia, umana e professionale. Il resto viene da sé, in maniera naturale. Non ci sono imposizioni perché abbiamo una visione quasi identica sui piatti, altrimenti non avrebbe funzionato e non saremmo qui a lavorare insieme.
Sei e siete figli di un ristoratore, cosa vi ha insegnato vostro padre, professionalmente parlando?
Prima di tutto il rispetto e l’importanza dell’ospitalità. Fra l’altro siamo cresciuti in Emilia, dove c’è tanta umanità e una sensibilità particolare. Poi diciamo che lui capisce al volo la differenza fra un sogno e un progetto fattibile: come stratega è infallibile, ha un senso della realtà straordinario. Ci tiene sempre con i piedi per terra, ci ha sempre fatto capire che non siamo nati benestanti e che ogni giorno dobbiamo ricordarcelo.
A proposito di fratelli, tu come ti posizioni rispetto a loro due?
Sto in mezzo, in famiglia come per la cucina che propongo. Sono la sorella più piccola di Claudio e quella più grande di Marco, ma per la cucina diciamo che sono la più creativa e la meno tradizionale.
Hai iniziato molto presto, come Claudio e Marco, nel ristorante di famiglia: negli anni com’è cambiata la tua visione sulla ristorazione?
E’ ovvio che mi sento più matura, negli anni ho affinato i dettagli. Sono passata da un ristorante informale ad un fine dining, prima eravamo in venti ora siamo in trentasei. Se dovessi scegliere un solo esempio concreto, direi che negli ultimi anni ho capito l’importanza del caffè e del servirlo in un certo modo, dopo aver praticamente preparato il tavolo da capo.
Gong ha aperto quasi cinque anni addietro, facendo dei passi da giganti fino al livello attuale: in percentuali, a che punto pensi di essere arrivata?
Al settanta per cento. Il resto del trenta verrà solo se farò delle modifiche al ristorante, siamo un po’ frenati dalla struttura. Vorrei tanto fare qualche miglioria in sala e in cucina, per arrivare a cento.